ETTORE FRANI

NELLA NOTTE

Performance di Valerio Longo
in dialogo con le opere di Ettore Frani 
con le musiche di Antonello Sabatini, Claudio Calari e la voce di Paola Feraiorni

Progetto speciale  a cura di Claudio Calari

PROMO

Il progetto nasce dalla mostra Ettore Frani. Le dimore del pittore, realizzata presso la Raccolta Lercaro nel 2020. Il tema è quello dell’autoritratto interiore e sviluppa uno dei nodi centrali della poetica di Frani: la pratica della pittura come luogo di un’autentica e profonda esperienza spirituale.

L’opera e il suo farsi progressivo divengono, per l’artista, occasione di esplorazione della propria interiorità e momento privilegiato di esperienza dell’invisibile. Da questa esperienza è nata una performance suddivisa in tre movimenti in cui Valerio Longo ha sintetizzato, interiorizzato il concetto di Ettore Frani e l’ha tradotto in danza mettendo in relazione arte, danza e musiche inedite composte per l’occasione dal M° Claudio Calari e M° Antonello Sabatini.

La performance di Valerio Longo, ha tradotto attraverso la gestualità del corpo, in modo mai didascalico, le tensioni e le emozioni che l’atto della pittura custodisce. Valerio segue il flusso della musica di tutti e tre i movimenti, dialogando con le opere di Frani, interpretandole con gesti, movimenti che permettono allo spettatore di accostarsi con un altro sguardo alla sua ricerca.

Le musiche sono state impreziosite dalla voce di Paola Feraiorni, già coideatrice con Frani del progetto “Le dimore del pittore”, il cui un intervento traspone in suono e parola uno dei temi nodali della poetica di Frani.  L’intento di questo tappeto sonoro è stato quello di far entrare lo spettatore ancor più in contatto con i lavori dell’artista, alla ricerca di “un oltre”. La composizione rinuncia a qualunque intenzione ornamentale, traducendosi in una lenta e dilatata mutevolezza armonica con una melodia estremamente rarefatta. La musica, così, può giocare su elementi minimi del tessuto sonoro con bordoni e armonici che assumono funzione quasi “rituale”. Il suono non viene mai utilizzato con la finalità di riempire lo spazio, ma piuttosto con quella di costruirlo, svilupparlo, comprenderlo.

ETTORE FRANI

Biografia

Nasce a Termoli nel 1978, vive e lavora a Lido di Ostia (Roma). Nel suo ricco percorso artistico ha esposto in numerosi spazi istituzionali, tra cui la Galleria e il Museo San Fedele a Milano, la Raccolta Lercaro a Bologna, la Fondazione La Verde La Malfa a San Giovanni la Punta, il Palazzo Bisaccioni a Jesi, il PAN di Napoli, il Palazzo della Permanente a Milano (16° Premio Cairo), il CuBO Unipol a Bologna, il Museo Nazionale di Ravenna, presso Casa Morandi/Fienili del Campiaro a Grizzana Morandi, presso Casa Natale Raffaello Urbino, al Museo L’Arca di Teramo, al MAR di Ravenna, presso Casa Testori Novate Milanese, alle Tese di San Cristoforo a Venezia, al Museo Michetti a Francavilla a Mare. Dal 2011 al 2016 è stato rappresentato dalla Galleria L’Ariete artecontemporanea di Bologna ed ha altresì, nel tempo, collaborato con diverse gallerie private tra cui figurano: GiaMaArt Studio, Galleria Maniero, Galerie Felli, Galerie Gilla Lörcher, IAGA Contemporary Art, Paraventi Giapponesi/Galleria Nobili, Nuova Galleria Morone e Paolo Deanesi Gallery.

Premi vinti | Premio San Fedele 2010, Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana 2011, I edizione degli Espoarte awards Stagione espositiva 2012/2013 Artista under 45Special Project Arteam Cup 2016.

Le sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private, tra le quali: Museo San Fedele, Raccolta Lercaro, MAR di Ravenna, Museo Michetti, Patrimonio d’Arte Unipol, Collezione AMC Coppola, Raccolta Lercaro.

Si sono avvicendate nel tempo collaborazioni artistiche con musicisti e artisti del modo del cinema e del teatro quali Arpia, Giuseppe G. Gaudino, Luca Tilli, Federica Santoro.

 

 

VALERIO LONGO

Biografia

Nato a Roma, si diploma nel 1994 presso il Liceo Coreutico di Torino. Durante gli anni di studio partecipa alle produzioni della Compagnia del Teatro Nuovo di Torino, della Compagnia Danza Prospettiva di Vittorio Biagi e successivamente del Balletto di Toscana diretto da Cristina Bozzolini. Nel 2001 entra a far parte della compagnia Aterballetto come interprete e coreografo fino a luglio 2018. Parallelamente all’attività di danzatore avvia, nel 2004, la propria ricerca coreografica, creando opere per Aterballetto, per Scapino Ballet Rotterdam, Teatro Massimo di Palermo, Artemis Danza, Kaos Balletto di Firenze, Eko Dance International Project, Teatro Massimo Bellini di Catania, Tetaro Gioco Vita di Piacenza, Balletto di Toscana. Nel febbraio 2018, su segnalazione della giornalista e critica di danza Silvia Poletti, riceve alla Fortezza da Basso di Firenze il Premio alla Carriera “Danzainfiera”. Dal 2013 svolge attività di formazione all’interno dei progetti Educational della Fondazione Nazionale della Danza e conduce laboratori di danza e coreografia per studenti e professionisti in diversi centri italiani. Nel corso dell’attività di danzatore e coreografo, ha collaborato con musicisti e compositori (Bruno Moretti, Stefano Bollani, Mauro De Pietri, Luciano Ligabue, Gianni Bella, Mogol), registi, artisti visivi, scenografi e fotografi (Carlo Cerri, Fabrizio Montecchi, Angelo Davoli, Bruno Cattani, Paolo Porto, Fabian Albertini), stilisti (Guglielmo Capone, Maurizio Millenotti). Nel 2015 a Reggio Emilia crea una performance per la mostra Angelo Davoli work in progress, realizzata ad un anno dalla scomparsa dell’artista reggiano, segnando il confine tra la vita terrena dell’artista e la sua nuova nascita verso l’eternità. Dal 2018 Mauro Bigonzetti gli affida il compito di formazione speciale indirizzato alle nuove generazione attraverso l’esperienza coreografica con il repertorio Bigonzetti. Da settembre 2018 inizia la collaborazione con la Fondazione Reggio Children come rappresentante del settore movimento. Da settembre 2018 è ideatore, direttore artistico e coreografo del Percorso Radici-sharing coreografico, con sede centrale a Bologna, incentrato su un inedito modo di concepire la formazione per le nuove generazioni della danza. Un percorso artistico che si declina anche sul territorio nazionale in numerose sedi satellite. Dal 2018 è coreografo associato dell’agenzia Performazioni Cinetiche e coideatore di numerosi eventi coreutici (Ducato in Danza 2015 – ART ON SPOT I,II,III – Vignola in Danza 2017/2018 – Choreographic Tools.1). Dal 2019 è rappresentante nazionale della FDC Future Dance Carrier, agenzia nata in Svizzera nel 2017 per l’inserimento professionale dei danzatori nel mondo del lavoro in ambito eurepeo. Da marzo 2019 a Reggio Emilia inizia la collaborazione con l’Associazione Cinqueminuti e il progetto Azioni di Comunità/Networking del reale, attraverso il laboratorio Gesto e Musica rivolto a tutta la comunità includendo i più fragili. Nell’estate 2019 è coreografo ospite presso il Festival Colours di Stoccarda diretto da Eric Gauthier (dove debutta con il passo a due MAAT durante la serata Meet the talent) e all’interno della stagione estiva del Teatro Massimo di Palermo con due lavori commissionati dallo stesso Teatro per l’intero corpo di ballo: Plasma e Quadro Ravel. A settembre 2019 realizza le coreografie per L’Albero dei sogni del Balletto di Roma su musiche di Riccardo Joshua Moretti. Il 2020 si apre con il nuovo progetto Il Piccolo Re dei Fiori, fiaba per musica, ombre e danza, coproduzione Balletto di Roma e Teatro Gioco Vita. Da ottobre 2020 ricopre la carica di Vicedirettore della Compagnia Balletto di Roma e quella di coordinatore del nuovo corso di avviamento professionale CAP nato all’interno della stessa realtà romana.

 

ANTONELLO SABATINI

Biografia

Polistrumentista e compositore, nasce ad Avezzano (AQ) nel 1988. Sin da giovane età intraprende gli studi musicali approcciandosi allo studio della tromba. Successivamente si avvicina al basso elettrico per poi arrivare al contrabbasso. Frequenta presso il Conservatorio G.B Martini di Bologna il triennio di basso elettrico e contrabbasso.
Si diploma, nello stesso conservatorio, in Composizione di musica da film.
Ha svolto nel mondo musicale diverse attività:
Come strumentista (Basso elettrico e contrabbasso) ha fatto parte di Sammy Osman Band, Tarifa, Ensamble della classe di Musica applicata alle immagini del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, Orchestra del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, C.C.C.B. (sotto la guida del M° Paolo Ravaglia ), Italiano be italiano bop quartet, Black cat gipsy trio, Desfado Project, Antonello Sabatini quartet. E’stato arrangiatore/orchestratore di Sammy Osman band, Tarifa, Italiano be italiano bop, Ensamble della classe di musica applicata alle immagini del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, Desfado project, Zero51 Audiolab. Come compositore di musica per immagini ha partecipato alla composizione della colonna sonora di “ I hate the pink”  e “Zen sul ghiaccio sottile” di Margherita Ferri  e “Lock Town” di Antonio Benedetto.

 


Mostra a cura di Andrea Dall’Asta SJ
Idea e progetto di Ettore Frani e Paola Feraiorni
Con un testo di Roberto Diodato

PRESENTAZIONE DEL III CAPITOLO DELLA MOSTRA:

Giovedì 25 giugno 2020, ore 17.30
Il video della diretta sul canale YouTube della Raccolta Lercaro:
https://youtu.be/pJXwhKUbNp0https://www.youtube.com/channel/UCSQ8j_lHrb5kpAUoOov_DXw

Dopo la temporanea sospensione dovuta all’emergenza sanitaria da Covid 19, la mostra Ettore Frani. Le dimore del pittore, prosegue con l’apertura del terzo e ultimo capitolo, che porta a compimento, nelle sale della Raccolta Lercaro, un progetto concepito da subito come work in progress per condividere col pubblico lo svolgersi della riflessione e dell’azione pittorica dell’artista.

Frani presenta oggi dodici nuove tavole di una bellezza straordinaria, il cui alfabeto cromatico, sempre giocato sul binomio bianco/nero, dà vita a una grammatica fatta di levità, di eleganza, di silenzi immensi abitati da suoni leggeri, di odori di terra, di olio, di elementi mescolati, bruciati. Non c’è nulla di disincarnato, ma tutto è trasformato, nella sostanza, dalle mani e dal gesto dell’artista così come il calore sprigionato dal fuoco continuo dell’Athanor – il forno alchemico – dà vita alla trasmutazione fisica della materia.

L’alchimia – parola chiave per questo terzo capitolo – è da intendersi come evoluzione, passaggio di stato da una condizione fisica a una nuova, scaturita dall’incontro, solo transitorio, con l’Infinito… con lo Spirito.

L’uomo che fa esperienza del Divino anche solo per un istante, ne ritorna trasformato.

Luce e buio si incontrano, danzano, insieme costruiscono una nuova realtà. Sempre corporea, mai completamente eterea, ma capace di mostrarsi nella sua essenza.

Così le mani che, nella prima tavola del dittico I desideranti – opera guida di questa terza fase di mostra – si sfiorano e narrano con gestualità lenta il desiderio del fare, del progettare, del creare insito nella natura umana, nella seconda tavola del dittico si fanno più corpose, concrete, capaci di azione. Concreta diventa la progettualità, espressa dal panno macchiato: non più la luce candida, immacolata dell’idea e del desiderio racchiusi nella mano sinistra del primo pannello, ma un lembo di tessuto che, agendo, si è trasformato diventando davvero ciò che era chiamato ad essere.

Luce e buio, carne e spirito, ideale e reale, femminile e maschile dialogano. La concavità dell’utero, simboleggiato dalla mano illuminata, aperta, accogliente della tavola di sinistra, trova il suo corrispettivo nella pienezza maschile della mano di destra, che conduce con sé qualcosa. Queste due tavole non potrebbero non stare insieme perché, insieme, rappresentano la vita.

La pittura di Frani è profondamente connessa alla realtà: ci ricorda che nelle cose di natura c’è sempre una ratio, un fine e che, per ciascuno di noi, il vero dimorare consiste nel sostare in ciò che ci porta a compimento e ha luogo nell’attimo in cui lo sguardo interiore mette a fuoco quel fine.

La strada per arrivarci non può essere né solo di luce né solo di buio.

Il vero lavoro alchemico a cui ciascuno di noi è chiamato è proprio questo: sperimentare senza sosta come e quanto la luce possa già esistere nel buio, dando identità alle cose. Con grazia.

FINO AL 31 LUGLIO

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La mostra Ettore Frani. Le dimore del pittore a cura di Andrea Dall’Asta SJ, su progetto di Ettore Frani e Paola Feraiorni e con un testo di Roberto Diodato, nasce come naturale prosecuzione di un dialogo iniziato da tempo tra la Raccolta Lercaro e l’artista.
L’esposizione, aperta fino al 31 luglio, presenta diciassette dipinti inediti facenti parte del ciclo di opere realizzato negli ultimi due anni di ricerca che, ancora in fieri, mostra, in questa prima fase, prevalentemente opere realizzate nel 2017 e rielaborate nel corso del tempo.
Il tema è quello dell’autoritratto interiore – idealmente sintetizzato nel titolo “Le dimore del pittore” – e sviluppa uno dei nodi centrali della poetica di Frani: la pratica della pittura come luogo di un’autentica e profonda esperienza spirituale.
L’opera e il suo farsi progressivo divengono, per l’artista, occasione di esplorazione della propria interiorità e momento privilegiato di esperienza dell’invisibile.

La presenza dell’infinito è ricercata, da Frani, negli oggetti che animano la sua vita quotidiana – un tavolo, una matita, i pennelli, un barattolo di acquaragia, una tovaglia, la cenere o la visione di un cielo stellato – e restituita attraverso la metamorfosi operata dal suo sguardo e dalle sue mani.

Si tratta di una “ri-velazione”: come un moderno alchimista, egli trasfigura la materia liberandone l’essenza spirituale attraverso il proprio gesto pittorico, fatto di continue e ripetute sottrazione e velature di colore nero steso sopra la tavola laccata di bianco.

In questo modo il pittore si fa mediatore tra la materia e lo spirito, prendendo in carico le ansie, le paure, i fallimenti ma anche le speranze e i desideri più profondi di ogni uomo.

Da queste opere, infatti, emerge con intensità un profondo senso di attesa, di sospensione del tempo che coniuga l’inquietudine con la necessità della responsabilità a cui ognuno è indistintamente chiamato.

Ogni opera diventa così “dimora” interiore del pittore e, per esteso, di tutti coloro che in essa si riconoscono. Iniziata nel silenzio dello studio, la pittura prende consistenza via via, con la pazienza e i tempi lunghi propri dell’indagine introspettiva: è per questa ragione che la mostra si propone come un “cantiere” in divenire. L’esposizione è così suddivisa in tre capitoli e subirà dei cambiamenti nel corso della sua durata dovuti alla ricerca che Frani sta ancora compiendo nel proprio studio. Nei due momenti distinti, programmati per gennaio e marzo, alcune opere cederanno il proprio posto a delle nuove o verranno altrimenti riprese dall’artista per riapparire, in seguito, trasformate.

L’esposizione, da novembre 2019 a luglio 2020, si arricchirà così di ulteriori dipinti, offrendo al pubblico la possibilità di osservare alcune fasi del lavoro di Frani e aprendo a nuovi significati il senso della sua pittura.

L’esposizione sarà poi raccolta all’interno di un’ebook che seguirà tutte le fasi della ricerca documentando il lavoro compiuto nel suo divenire.

ORARI
Dal 4 giugno al 31 luglio 2020

giovedì 14.00 – 18.00
venerdì 10.00 – 18.00 
su prenotazione
051/6566210 – 215 – 211
segreteria@raccoltalercaro.it

Ingresso libero

 
 

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25 gennaio 2020 “Dance in the night”

Performance di VALERIO LONGO

su musiche inedite di Claudio Calari e Antonello Sabatini
con la voce di Paola Feraiorni

21:30 / 22:15 / 23:00
Raccolta Lercaro, via Riva di Reno 57 – Bologna