A cura delle studentesse e degli studenti del II anno del Biennio in Didattica dell’arte e mediazione culturale del patrimonio artistico, Accademia di Belle Arti di Bologna.
INAUGURAZIONE – Giovedì 26 giugno ore 18.00
La mostra Affectiveness. Sensi, simboli, speculazioni trae origine dall’affective turn, una svolta teorica che, a partire dagli anni ’90, ha spostato l’attenzione delle scienze umane dalla centralità del pensiero razionale alla dimensione corporea e prelinguistica dell’esperienza affettiva.
Secondo la teoria dell’affective turn, l’affetto si configura non solo come una reazione emotiva, ma anche come una reazione fisica, una vibrazione intensa che attraversa il corpo, anticipando il linguaggio e la coscienza. È in questo contesto che l’arte si fa attivatrice: non più oggetto da contemplare, ma esperienza sensoriale che tocca, scuote e mette in moto.
Il termine “affetto” – dal latino ad facere, ovvero fare qualcosa a qualcuno – indicava l’atto di influenzare l’altro, sia a livello fisico che emotivo. Oggi evoca un movimento profondo e intimo, un’oscillazione tra impulso istintivo e slancio spirituale. Con la frase «Sono ciò che di me hanno fatto gli altri» il filosofo Carlo Sini sottolinea che è nella relazione con l’altro che l’affettività si radica. Il riconoscimento nell’alterità è quindi una condizione fondante del sé e della sua costruzione identitaria.
In linea con questo pensiero si innesta anche lo sguardo riflessivo di Palomar, un racconto di Italo Calvino, in cui la figura del protagonista, attraverso l’osservazione minuziosa del mondo, cerca di trovare un ordine possibile e un modo per tradurre l’esperienza sensibile in conoscenza. Come nel romanzo, anche la mostra si sviluppa seguendo tre direzioni: la visione, il racconto e la meditazione.
Questa tripartizione è ripresa nel percorso espositivo, che si articola nelle tre sale, ciascuna delle quali riflette le direzioni suggerite da Palomar e guida il visitatore attraverso gli spazi.
Le opere presentate in mostra sono realizzate con tecniche, media e materiali diversi e sono messe in dialogo tra loro in un percorso che vuole portare a riflettere sulle molteplici forme legate alla sfera affettiva. Nella prima sala si esplora l’esperienza percettivo-visiva attivando la dimensione sensoriale dell’affetto. Nella seconda sala si accede a un’esperienza di tipo culturale e simbolica, in cui l’affetto si configura come una costruzione collettiva condivisa, mediata dal linguaggio vissuto. La terza sala corrisponde all’esperienza speculativa e spirituale, in cui l’affetto viene vissuto come un’apertura al mistero, una tensione verso l’infinito e, allo stesso tempo, una ricerca interiore.
La mostra propone un ritorno al corpo, all’incontro e alla sottile vibrazione dell’esperienza vissuta: l’affetto non è solo ciò che proviamo, ma è anche ciò che ci muove, ci definisce e ci unisce.
Il percorso di visita sarà volutamente aperto, soggettivo e non mediato, invitando ciascun visitatore a relazionarsi con lo spazio e le opere secondo la propria sensibilità, percezione e disposizione. In questo modo, il senso più autentico della mostra prende forma, non nel concetto, ma nell’esperienza viva – corporea, culturale e spirituale – dell’arte e del suo incontro con l’altro.
L’esposizione sarà visibile fino al 27 luglio, a ingresso libero, nei seguenti orari: martedì e mercoledì 15.00-19.00; da giovedì a domenica 10.00-13.00/15.00-19.00. Il giorno dell’inaugurazione la mostra è a orario continuato dalle 15.00 alle 23.00 e dalle 20.00 curatrici, curatori, artisti e artiste saranno disponibili per illustrare le opere e il progetto curatoriale della mostra.
L’evento fa parte di Bologna Estate 2025, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.
